Con l’allentamento delle restrizioni imposte durante il durissimo mese di marzo, oggi il telelavoro e lo smartworking tornano ad essere modalità di lavoro opzionali, ma sempre più gettonate, in quanto offrono opportunità di risparmio sul costo del lavoro.
Si calcola che, con la fine del lockdown, circa il 64% delle imprese del cosiddetto “terziario” continueranno a permettere, ad alcuni collaboratori, la possibilità di lavorare da casa.
Al momento, l’11% delle imprese di servizi ha invece rivelato l’intenzione di dismettere la propria sede, in favore di organizzazioni totalmente “officeless”. Da qui a Dicembre, si stima che il numero di aziende orientate verso questa scelta sia destinato a raddoppiare.
Al tempo stesso, per chi vorrà mantenere un’organizzazione “ufficio-centrica”, molti enti di certificazione stanno pianificando nuovi certificati sulla resilienza aziendale e si stanno preparando a verificare quali sono i piani di emergenza previsti dai responsabili IT e dal team dei Sistemi Informativi, nel caso di una improvvisa evacuazione degli uffici, a causa di eventuali epidemie.
Perché nessuno sa se e quando potrà mai ricapitare qualcosa di anche solo vagamente simile, rispetto a quanto abbiamo drammaticamente vissuto quest’anno.
Una pubblicazione di Focus, datata ottobre 2017 (di cui si può trovare ancora un “abstract” sul portale internet), dimostra l’impossibilità di prevedere l’andamento delle epidemie e lo scoppio di eventuali pandemie, in quanto sono oltre 4000 i virus conosciuti nel mondo, ma sono probabilmente MILIONI quelli di cui non siamo ancora a conoscenza.
Dopo che diverse epidemie hanno minacciato l’Europa, tra i primi anni 2000 e il 2009 – senza però investirla in pieno –, tutti noi pensavamo che una pandemia globale non potesse riguardare il nostro continente.
Oggi sappiamo come questa sia un’eventualità con cui è necessario fare i conti, non solo dal punto di vista della salute pubblica ma anche sul piano del business e dei processi aziendali, che devono assolutamente rimanere “in piedi”, anche in condizioni estreme come quelle che purtroppo abbiamo drammaticamente visto.
Qual’è la morale di questo film dell’orrore?